Il mattino dei maghi
Il mattino dei maghi
a cura di Luigi Pedrazzi
Dal 14 Luglio al 20 Settembre 2020
Sede: Arteutopia - Via privata della Braida, 5 - Milano
Il mattino dei maghi
a cura di Luigi Pedrazzi
Una opera d’arte non è solo comunicazione, non una mera descrizione, seppur talentuosa, della realtà. Una vera opera d’arte trascende sia l’autore stesso sia chi all’opera si accosta. Ci accompagna in una dimensione diversa, nelle regioni inesplorate dell’inconscio e della intuizione, nella affermazione che esiste altro oltre il mondo incui ci muoviamo.
La percezione del magico e del misterioso, di luoghi nascosti sopra e sotto di noi ha spesso avvolto gli artisti e le loroopere alla ricerca di una sintesi che diventa simbolo, unione metafisica tra l’uomo e la sua stessa natura, cercando unequilibrio tra necessità e volontà, tra spirito e materia, tra gioia e paura.
Gli artisti e le opere presentate in questa mostra sono un omaggio a chi ha provato a varcare la soglia, per cercare divedere e di raccontarci cosa c’è nella stanza accanto, e sono quelli che ci indicano una via, una risposta alle tante domande che molti preferiscono non porsi perché non avrebbero risposte.
E’ ancora mattino per i maghi, perché dove non arriva la tecnologia, possono arrivare gli artisti.
Luigi Pedrazzi
Opere di
Fabio Bolinelli
Chiara Di Salvo
Philippe Druillet
Jean Giraud / Moebius
H.R.Giger
Tobias Ravà
Lou Reed
Alessandro Spadari
Storm Thorgerson
Victor Togliani
Galleria Arteutopia - Apres Coup arte
Dal 14 Luglio al 20 settembre 2020
Orari : dalle 18 alle 24.00
Ingresso libero
Chiuso domenica e lunedi
Chiuso dal 2 al 30 agosto 2020
BIOGRAFIE DEGLI ARTISTI:
-
JEAN GIRAUD (Nogent-sur-Marne, 8 maggio 1938 – Parigi, 10 marzo 2012)
Più noto con lo pseudonimo di Moebius è considerato uno dei maestri del fumetto e dell'illustrazione di genere fantastico e fantascientifico che ha espresso attraverso tavole assolute, misteriose, metafisiche, simili a finestre spalancate su mondi e su dimensioni aliene.
Nel 1963, con lo pseudonimo di Gir iniza la serie a fumetti western Fort Navajo per la rivista Pilote, creando il personaggio del tenente Blueberry che gli procurò fama internazionale.
Un salto fondamentale nella sua carriera avviene quando assieme a Philippe Druillet, Jean-Pierre Dionnet e Bernard Farkas fonda il gruppo Les Humanoïdes Associés che nel 1975 fa esordire la rivista Métal Hurlant, un trimestrale antologico che raccoglieva il meglio della produzione fantastica e fantascientifica.
Questo lo rende uno dei più importanti capiscuola dell'immaginario internazionale.
Nella rivista comparvero alcune delle storie e delle serie più famose della sua carriera come Il garage ermetico, in cui arrivò ad abolire la tradizionale sceneggiatura, e lo ieratico e visionario Arzach.
Nel 1981 cominciò un’altra sua celebre serie, L’Incal, frutto di una collaborazione con Alejandro Jodorowsky, con cui cominciò un lungo sodalizio artistico.
Luc Besson affida a Moebius una parte importante nella realizzazione del suo Il quinto Elemento, uscito nel 1997, un kolossal fantascientifico che deve molto alla mano del disegnatore francese, e lo rivela nei paesaggi urbani, nei costumi, nelle scenografie, e soprattutto nella trama (un'evidente omaggio a L'Incal)
Nell’ immaginario di Moebius troviamo metropoli verticali, strutturate come pozzi profondissimi, automobili volanti che incrociano tra grattacieli altissimi...Sono spesso visioni di sogno, impregnate di riferimenti esoterici che sono accessibili solo ad un secondo, più attento livello di lettura.
-
HANS RUEDI GIGER (Coira, 5 febbraio 1940 – Zurigo, 12 maggio 2014)
È stato un artista surrealista poliedrico: grafico, scultore, pittore e designer.
Nato e cresciuto nella piccola città di Cora nel cantone dei Grigioni, studia design industriale e arti applicate a Zurigo e inizia a esporre in Svizzera illustrazioni e dipinti realizzati a olio e aerografo.
Fin da ragazzo è attratto dal bizzarro e si ispira all’immaginario di Salvador Dalí e al teatro di Jean Cocteau; ma sono state soprattutto le opere grafiche di Ernst Fuchs dei primi anni cinquanta, e particolarmente i lavori ad inchiostro a tema mistico od infernale, ad anticipare il suo stile.
Nelle opere di Giger immense macchine ed esseri viventi convivono nella stessa struttura ma la sua visione, pur in apparenza da incubo, non è da vedersi in chiave pessimistica, come profezia di una tecnologia che asserve l'uomo.
La sua estetica mescola in modo unico elementi terrificanti, onirici e sessuali tanto da diventare un vero punto di riferimento per l'iconografia fantascientifica e non solo fino ad oggi.
I suoi disegni infatti sono stati utilizzati per creare le copertine di alcuni album di gruppi musicali come Emerson, Lake & Palmer e Blondie, lui è anche designer dell'asta del microfono del cantante dei Korn e del Giger Bar nella città natale di Cora. Soprattutto le sue illustrazioni degli anni settanta e ottanta hanno offerto spunti tematici e iconografici per la realizzazione delle opere più disparate influenzando artisti di varie discipline, dai gruppi rock ai tatuatori, dai narratori di fantascienza ai decoratori di autoveicoli.
La sua creazione più celebre, rimasta nell’ immaginario collettivo, è sicuramente Alien, riportato in tre dimensioni dall’ italiano Carlo Rambaldi per l’omonimo film di Ridley Scott del 1979 con cui Giger vinse un Oscar per gli effetti speciali.
Il suo primo approccio con Hollywood è però precedente: avviene negli anni '70, quando Alejandro Jodorowsky propone a lui e ad altri artisti la realizzazione di un film tratto dal romanzo Dune, un progetto che non andò mai in porto (sarebbe stato successivamente realizzato da David Lynch)
l ruolo del suo immaginario è stato ben analizzato e documentato in saggi e mostre in tutto il mondo ma di cui si ricorda soprattutto Illusion, Emotion, Realität curata nel 1996 alla Kunsthaus di Zurigo da Harald Szeemann.
-
PHILIPPE DRUILLET (Toulouse, 28 giugno 1944)
È un disegnatore e fumettista creatore di Mondi fantastici e fantascientifici talmente esuberanti da essere al limite dell’immaginazione umana, ha influenzando a lungo le generazioni future di autori.
Nel 1966 pubblica il suo primo libro, Le Mystère des abimes, basandosi su temi ispirati dai suoi scrittori preferiti, Howard Phillips Lovecraft e Alfred Elton van Vogt .
In questo libro nasce il suo personaggio più famoso, Lone Sloane, che nel 1972 sarà protagonista del suo capolavoro: I sei viaggi di Lone Sloane; si tratta di un vagabondo spaziale vestito come un cow-boy del futuro che entra in una dimensione altra in cui incontrerà personaggi che sembrano usciti dal medioevo nipponico, da mondi fantasy popolati da creature con enormi code e artigli, demoni, streghe, donne fatali, tiranni malvagi…
Nel 1974 Druillet fonda con Moebius, Dionnet e Farkas il gruppo Les Humanoides associés che sarà poi la casa editrice della rivista Métal Hurlant, considerata una leggenda del mondo dei fumetti.
Negli anni ’80 crea Vuzz, opera di rottura impostata su una sorta di automatismo psichico alla Andrè Breton, con una storia che procede in modo totalmente imprevedibile. Vuzz è un antieroe edonista che si aggira in un mondo in rovina popolato da zombi, conigli giganti e stregoni. È da quest’ultima opera che comincia il percorso di ricerca di Druillet verso una narrazione che vuole abbandonare gli schemi del fumetto tradizionale e allargare l’orizzonte del racconto verso una visione cosmica, magniloquente, dove l’uomo è un atomo intrappolato in gigantesche architetture e narrazioni labirintiche riducendo spesso la tavola a un’ unica vignetta che sembra non avere più confini.
-
TOBIA RAVÀ (Padova, 29 marzo 1959)
Lavora e vive tra Venezia e Mirano dove ha il suo studio. Dopo aver frequentato la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia ed Urbino si laurea in semiologia delle arti all’Università di Bologna con una tesi sulla proibizione nell’arte visuale ebraica. È stato allievo di Umberto Eco che gli fa scoprire la Kabala luriana.
Espone i suoi quadri dal 1977 in Europa, Stati Uniti, Canada, Brasile, Argentina, Israele, Marocco, Russia, Cina, Giappone ed Australia. Dal 1988 si occupa di iconografia ebraica e fondamentale è il suo incontro con la ghematrià ( la mistica ebraica che legge il testo biblico come un testo matematico) che lo spinge a dipingere con lettere e numeri. Questo diventa il suo stile pittorico, unico nel suo genere, che obbliga l’osservatore a guardare alla natura come una fonte di simboli e di significati nascosti che possono essere rivelati solamente attraverso un rigoroso e meticoloso studio.
Nel 1993 fonda, insieme ad altri artisti, il gruppo Triplani con cui inizia un’intensa attività espositiva comune; il nome del gruppo prende dalla semiotica biplanare l’ ipotesi di un terzo livello di lettura semiotica, accanto a quelli di significato e significante. Nel 2004 con Maria Luisa Trevisan dà vita a PaRDeS, Laboratorio di Ricerca d’Arte Contemporanea a Mirano, luogo in cui gli artisti si confrontano su temi naturalistici e scientifici.
Alterna tuttora l’attività di pittore a quella di studioso e dal 1999 ha avviato un ciclo di conferenze nel contesto della cultura ebraica, della logica matematica e dell’arte contemporanea.
-
ALESSANDRO SPADARI (Milano, 1969)
È un pittore milanese figlio d’arte, il padre Giangiacomo è stato un importante esponente della "Figurazione critica" degli anni '60/70.
Si diploma all’accademia di Belle Arti nel 1997, dove insegnerà pittura dal 2008 al 2011, già dagli anni di studio inizia a dipingere ed ad esporre in alcune mostre collettive.
Tuttora lavora con molte gallerie in Italia e all'estero e numerose sono state le sue personali presentate negli anni soprattutto a Milano e Pietrasanta.
La sua ricerca quasi fin da subito è sul paesaggio, un genere che lo avvicina alla poetica del Romanticismo ottocentesco: invece di una rappresentazione fedele al reale, la natura è lo specchio del sentimento.
Nei suoi dipinti, introspettivi e fortemente emozionali, traspare un visione intima della realtà. La fluidità delle forme da vita a opere in cui lo spazio è definito dalla contrapposizione del colore e la sovrapposizione di diverse densità: i soggetti emergono dallo sfondo e le pennellate liquide fanno trasparire sensazioni e stati d’animo. Dal 2008 inizia una nuova serie di opere pittoriche dove “appare” un nuovo elemento figurativo, le grandi navi mercantili: protagoniste assolute in silenziosi paesaggi e memori di un passato a noi sconosciuto ci raccontano un viaggio attraverso l’ignoto che ci porta in mondi onirici seppure realistici.
-
LOU REED (New York, 2 marzo 1942 – Southampton, 27 ottobre 2013)
Dopo averla cantata nei suoi dischi, Lou Reed ritrae New York con un altro mezzo, la fotografia digitale.
L’icona del rock internazionale inaugura nel 2006 la sua personale Lou Reed’s New York nella veste insolita di fotografo alla Steven Kasher Gallery, una mostra che contiene più di 50 fotografie dell’artista scattate durante l’ arco di molti anni e che ebbero straordinario successo non soltanto in America. Queste foto infatti sono state esposte anche in Europa, in Italia al Palazzo delle Arti di Napoli, a Roma alla galleria 1/9 e Milano alla galleria Arteutopia.
L’amore per il dettaglio al quale ci ha abituato la sua musica, lascia il posto ad uno sguardo che si perde nello spazio, attraverso il gioco sapiente di campi lunghi e grandangoli di New York, vista in tutte le luci del giorno, vero oggetto del suo amore e fondamento dei suoi stimoli creativi. Dal cantautore della downtown newyorkese ci si sarebbe aspettato di vedere evocati volti, suoni, odori di Brooklyn, mentre a farla da padrone è una metropoli surreale, intimista, sospesa tra una coloratissima carrellata di tramonti e la totale assenza di persone.
-
FABIO BOLINELLI (Treviso, 1969)
Oltre allo studio della fotografia ha integrato la sua formazione con studi su testi d’arte, architettura e scientifici. All’ inizio della sua carriera usa macchine analogiche e provvede personalmente allo sviluppo e la stampa delle sue foto in camera oscura, più avanti passa all’utilizzo del banco ottico e infine approda al digitale. A partire dal 2009 espone in diverse mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Bolinelli crea immagini iperrealistiche, trasportate però in una dimensione altra, irreale e affascinante, frutto di una rielaborazione digitale di elegante qualità. Non è però solo il virtuosistico lavoro di post-produzione e le raffinate cromìe che si apprezzano nelle sue opere quanto lo spiazzamento nel vedere architetture “liberate” dal loro contesto e ricontestualizzate in un’atmosfera surrealista di mistero e di astrazione, tanto da essere state definite anche “architetture ideali”.
-
CHIARA DI SALVO (Monza, 7 luglio 1979)
Si laurea sia in Storia dell'Arte che in pittura e restauro, la sua esperienza professionale è fin dall’ inizio molto articolata, espressa all'interno del settore dei beni culturali e sviluppata anche attraverso specifiche attività professionali in ambito ministeriale, archeologico ed editoriale. Come pittrice si esprime nell’ arte contemporanea materica e informale, lavora sull’inconscio e produce opere di sapore primordiale. Nel 2019 apre il suo oniric studio, uno spazio dedicato alla libera espressione dell'inconscio attraverso il mezzo artistico dove oltre a dipingere tiene corsi, lezioni e incontri di formazione.
-
VICTOR TOGLIANI (Milano, 21 Febbraio 1951)
È un illustratore iperrealista ma anche scultore, concept designer, scenografo, costumista e modellista specializzato in fantascienza e fantasy.
Vive e lavora a Milano per la pubblicità, l’editoria, il cinema, la televisione e la discografia; da giovane frequenta l’ accademia di Brera e insegna “psicologia della visione” e disegno.
Realizza le illustrazioni per le campagne di : Campari - Sony - Ford - Coca cola - Agip -- Alessi - - Apple - Barilla - e moltissime altre.
Sue sono importanti copertine di libri di fantascienza, fantasy e thriller per Mondadori, album per Ricordi e Baby Records (da Elton John a Benny Goodman), campagne pubblicitarie e videoclip per Rondò Veneziano .
Nel cinema collabora con Gabriele Salvatores - per il quale ha realizzato i veicoli, le armi e gli oggetti di scena nel celebre film Nirvana (1997) e nel cinema d’animazione è scenografo del cartoon Aida degli alberi di Guido Manuli, che molti ritengono abbia ispirato il kolossal americano Avatar di James Cameron, viste le innumerevoli coincidenze. Per la televisione ha realizzato le scenografie, i modelli e i costumi per gli “spot”: Nesquik - Fabbri - Mattel - Kinder - Geox – Euronics e sigle per programmi come Matricole e meteore e La macchina del tempo. Sua è la regia di spot Peugeot e la co-regia, i props, i costumi e le matt paintings per il video Space invaders di Salmo.
Nel 2002 pubblica il suo libro biografico Funzioni non verbali. Nel 2010, durante Cartoomics, gli è stato assegnato il premio dedicato al migliore illustratore italiano.
-
STORM THORGHERSON (Potters Bar, 28 febbraio 1944 – 18 aprile 2013)
È un fotografo e designer britannico che ideato una lunga serie di celebri e rivoluzionarie copertine per singoli e album della storia del rock.
Non lavora da solo ma con Aubrey Powell, l’ amico e compagno di studi col quale fonda nel 1968 lo studio grafico Hipgnosis.
Il prisma di "The Dark Side of the Moon" e la mucca di "Atom Heart Mother dei Pink Floyd o “Houses of the Holy” dei Led Zeppelin sono soltanto le loro creazioni più famose, ma la Hipgnosis ha realizzato le copertine di Genesis, 10cc, Yes, Peter Gabriel, Paul McCartney, Muse e Cranberries. Lo stile di Thorgherson è visionario e surreale, le sue immagini sono psicanalitiche e scavalcano volentieri le barriere della logica. Oltre alla fotografia si è dedicato alla regia di lungometraggi, documentari televisivi, e videoclip musicali per numerosi artisti, fra cui Paul Young, Nik Kershaw, Big Country, Europe e Robert Plant.